In occasione della “Giornata della legalità” giorno 23 maggio è andato in onda su Raiuno, in prima tv assoluta, il film “Prima che la notte”, che si focalizza sull’ultima fase della vita di Giuseppe Fava, detto Pippo. La pellicola, diretta da Daniele Vicari, vede come protagonista Fabrizio Gifuni nel ruolo dell’eroico giornalista antimafia.
Nel 1980, dopo i successi ottenuti in ambito cinematografico, televisivo, radiofonico e teatrale, Fava torna a Catania per fondare una rivista, che diviene una vera e propria scuola di giornalismo per giovani umili, talentuosi e appassionati, coscienti del proprio agire e proseguitori della sua lotta contro il male. La loro è una penna che si configura come arma utilizzata contro la criminalità organizzata, allora manovrata nella sua città da Nitto Santapaola, mandante della sua uccisione.
Lo scontro tra l’uomo incorruttibile, senza “cartellino con il prezzo sopra” e gli “invulnerabili”, imprenditoria locale e la mafia, lo obbligano a chiudere il giornale. Fava non si arrende e persegue nel suo intento: dopo l’esperienza direttoriale del Giornale del sud, fonda il mensile “I siciliani”, coadiuvato sempre dai suoi “Carusi”, tra cui il figlio Claudio Fava, nonché uno degli sceneggiatori del film insieme al regista, a Monica Zapelli e a Michele Gambino; quest’ultimo è uno dei Carusi che più si è battuto per far luce sull’assassinio dello scrittore.
“Io ho un concetto etico di giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, accelera le opere pubbliche e indispensabili. Pretende il funzionamento dei servizi sociali. Tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo”
Il 5 gennaio 1984 a Catania, sei anni dopo l’uccisione di Peppino Impastato, un altro grande attivista mossosi contro le attività illecite di Cosa Nostra, lo scrittore esce dalla redazione giornalistica de I siciliani per andare a prendere la nipote Francesca, ma non giungerà a destinazione: a bordo della sua Renault 5, prima di aprire lo sportello, cinque proiettili di stampo mafioso lo colpiscono alla nuca; lo eliminano fisicamente, ma non fanno fuori le sue idee. La sua libertà di opinione. Riecheggia la libera manifestazione del suo pensiero.
Gifuni è in grado di sposare il progetto nel migliore dei modi e caratterizza Fava nella sua poliedricità, ma in primo luogo quale promotore della libertà di stampa al servizio della verità ed in secondo luogo nella sua totale ecletticità, intriso dei suoi molteplici interessi: drammaturgici, artistici, teatrali e giornalistici.
Oltre a lui nel cast figurano anche interpreti quali Lorenza Indovina (Lina, moglie di Pippo Fava), Aurora quattrocchi (la madre) e Dario Aita (nei panni del figlio); sia la Quattrocchi, che Aita sono presenti nella serie tv diretta da Pif e trasmessa in questi giorni “La mafia uccide solo d’estate 2”.
“A che serve vivere, se non c’è coraggio di lottare?”